Facebook censura in Italia, Twitter censura a Cuba

Sempre più iintenso il dibattito sulla censura in Internet e nei social network. Dopo la chiusura delle pagine e degli account Facebook fascisti e razzisti è la volta di Twitter censura a Cuba le pagine di media e giornalisti.

Nei giorni scorsi Facebook ha bloccato gli account di CasaPound e Forza Nuova, nonché quelli di parecchi loro dirigenti e attivisti. Ovviamente la cosa è stata apprezzata da tutti gli antifascisti. L’Italia è un paese nato dalla Resistenza e ha nell’antifascismo un suo valore fondativo. I fascisti, come tutti i criminali, devono stare in galera.

Purtroppo, però, questa decisione che ha reso molte persone felici (compreso il sottoscritto) ha un difetto all’origine: la chiusura non è derivata dalla decisione di un tribunale ma è stata decisa da Facebook, per la violazione degli “Standard della Comunità”.

Si è creato così un paradosso. Quelle organizzazioni possono ancora presentarsi alle elezioni (alle elezioni!!!), pubblicare libri, organizzare manifestazioni, eppure non possono esprimersi liberamente in un social network? Perché non è tutelata la loro libertà di espressione?

E’ ovvio, ma lo ripeto ancora una volta: queste assocazioni organizzazioni dovrebbero essere chiuse, come i loro account social e le loro pagine in rete, per la loro palese e continua violazione della legge fondamentale dello Stato, ma questa decisione dovrebbe spettare ai giudici. La chiusura dei loro account social o delle loro pagine in rete dovrebbe avvenire in seguito alla decisione di un Tribunale e non dipendere dalle decisioni di un’azienda privata. Prima di questi regolamenti aziendali dovrebbero valere le leggi della nostra bistrattata Repubblica, o no?

Oggi siamo soddisfatti (e ripeto, a ragione, perché fascismo e razzismo non hanno diritto di esistenza in Italia) per la chiusura di quelle pagine seminatrici di odio e violenza e degli account dei leader di queste organizzazioni.

Ma saremmo altrettanto soddisfatti se Facebook o qualche altro potente social network decidesse in modo didscrezionale di chiudere altre pagine e account, che non violano alcuna legge italiana, rispettose della nostra Costituzione, seguendo solo ed esclusivamente le proprie regole o seguendo le regole del proprio paese (in questo caso gli Stati Uniti)?

Forse non abbiamo una corretta percezione del problema perché ci sembra impossibile che possa avvenire qualcosa del genere e perciò non ci proccupiamo più di tanto.

Eppure questo scenario è quello che si è appena verificato ieri a Cuba, come denunciato da Juventud Rebelde il sito dei Giovani Comunisti Cubani: Twitter censura a Cuba giornalisti e media cubani. Ieri, 11 settembre, il Presidente Miguel Diaz Canel doveva apparire alla televisione cubana per presentare in modo dettagliato le misure economiche eccezionali che sono state adottate da Cuba per rispondere alla ripresa della guerra economico-commeciale degli Stati Uniti.

Qualche minuto prima che la trasmissione iniziasse, sono stati sospesi da Twitter decine di account di giornali, associazioni, giornalisti, uffici stampa e funzionari governativi.

Il potere che oggi dei social network è enorme. Possono a mettere a tacere o comuque ostacolare gravemente e in pochi minuti la voce di chiunque non sia gradito. Il diritto di espressione è un diritto fondamentale e che le sue limitazioni dovrebbero essere decise da appositi organi giudicanti, seguendo procedure per garantire la massima equità nei giudizi e impedire azioni arbitrarie, magari dettate da interessi privati.

Il modello dell’Internet delle origini era quello di una rete un po’ anarchica, nata per evitare qualunque blocco dei flussi di informazione. Ma la libertà di espressione era più che garantita.

Oggi, un passettino alla volta, siamo passati ad un modello in cui un potere immenso è concentrato nelle mani di poche grandi aziende multinazionali che possono analizzare, filtrare e bloccare qualunque contenuto. Queste grandi aziende sono spesso legate in modo indissolubile ai loro governi e, come l’esempio di Cuba rivela. Siamo meno liberi e manco ce ne rendiamo conto.

Il problema non è di semplice soluzione. Anzi. Da un lato abbiamo la richiesta da parte dei ogni Stato di poter determinare e gestire l’informazione sul proprio territorio e per i propri cittadini, allo scopo di tutelare le persone, autorizzando o bloccando truffe o traffici illegali, violenza, fascisti. Dall’altro lato avvertiamo la necessità di tutelare i diritti individuali delle persone, la la libertà di parola, consentendo la critica e la satira. Vogliamo il rispetto della riservatezza (privacy) vogliamo la neutralità della rete per evitare discrezionalità sui contenuti da parte di attività commerciali.

E’ necessaria una profonda revisione delle regole della Rete, con norme internazionali condivise che garantiscano tutto ciò. Nel frattempo siamo in balia delle decisioni di una elite ristresttissima e non ci rendiamo neppure conto di quanto sia limitata la nostra libertà.


Di seguito riporto una mia pessima traduzione della notizia sulla censura di Twitter a Cuba. Oppure, se volete, potete leggere la versione originale in spagnolo.


Twitter censura a Cuba giornalisti e media

Qualche minuto prima dell’apparizione in televisione del presidente Miguel Díaz Canel e di altri alti funzionari del governo cubano, decine di account Twitter di giornalisti e media cubani sono stati bloccati da Twitter.

Nel pomeriggio di mercoledì il presidente Miguel Díaz Canel e altri funzionari del governo cubano hanno presentato in modo esaustivo misure economiche eccezionali, in risposta alla ripresa della guerra economica degli Stati Uniti contro Cuba.

Qualche minuto prima della messa in onda, decine di account Twitter di giornalisti e media cubani sono stati bloccati dalla piattaforma. Tramite Facebook, WhatsApp o altri canali hanno potuto diffondere la notizia che i loro account Twitter erano stati sospesi: potevano accedere alla loro sequenza temporale, ma avevano bloccato le opzioni “Mi piace”, “Retweet” e non si poteva commentare.

Tra i media bloccati “per aver violato le regole di Twitter” ci sono @Cubadebate con quasi 300.000 follower e @Granma_Digital con circa 167.000 follower, oltre a @MesaRedondaCuba, @RadioRebelde, @DominioCuba, @Cubajournalists e altri utenti, tra cui giornalisti.

Twitter censura a Cuba l'account di @cubadebate

Diversi professionisti informato su Facebook della chiusura dei loro canali. Hanno chiuso tutti i resoconti dei giornalisti e dei dirigenti di Cubadebate, senza eccezioni, oltre a quelli di Leticia Martínez (@leticiadecuba) e Angélica Paredes (@aparedesrebelde), dell’ufficio stampa del Presidente; del Primo Vice Presidente dell’Unione dei Giornalisti di Cuba, Rosa Miriam Elizalde (@elizalderosa), e del giornalista della Granma, Enrique Moreno Gimeranez (@GimeranezEm).

“Sembra un’operazione concordata di false accuse di uso abusivo e violazione delle politiche della piattaforma. La selettività degli utenti interessati e l’opportunità (opportunismo) sono sorprendenti: quando parla il presidente Díaz Canel », ha scritto Elizalde.

Anche l’account istituzionale del Ministero delle Comunicazioni (@MINCOMCuba) e dei funzionari governativi, come Yaira Jiménez Roig (@yairajr), direttore della Comunicazione e Immagine del Ministero degli Affari Esteri di Cuba, sono stati bloccati. Inoltre, la direttrice del Centro nazionale per l’educazione sessuale, Mariela Castro Espín (@CastroEspinM).

Non è la prima volta che gli utenti cubani di Twitter segnalano problemi nell’entrare nei propri account e di aver ricevuto messaggi che li avvisano del blocco e che devono seguire la procedura per recuperarli. La novità è la massiccia e la propensione politica di questo atto di cyber warfare, ovviamente pianificato, che cerca di limitare la libertà di espressione delle istituzioni e dei cittadini cubani e di mettere a tacere i leader della Rivoluzione.

La Task Force di Internet per Cuba, del Dipartimento di Stato, lo scorso giugno ha diffuso le sue raccomandazioni per utilizzare la rete come autostrada sovversiva a Cuba. Ha proposto di fornire più fondi per aprire siti digitali, generare “contenuti interessanti” sul web, fornire borse di studio e finanziare una cyber-militanza addestrata in molestie, bugie e assunzioni politiche, che di solito non è influenzata da tali azioni Twitter.

L’Unione dei giornalisti di Cuba denuncia energicamente la scomparsa di questi spazi per l’espressione delle idee, in un atto di censura di massa di giornalisti, editori e media. Chiediamo che gli account bloccati che, in nessun caso, hanno violato le politiche di Twitter siano ripristinati immediatamente, mentre la piattaforma calpesta in modo evidente i diritti dei comunicatori, impedisce loro di svolgere il proprio lavoro e cerca di silenziare un evento informativo di primaria importanza per Cuba.

Leave a Reply

Your email address will not be published.