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Mercedes Benz. Una ruvida canzone di Janis Joplin contro il consumismo

Anche ascoltando una serissima trasmissione radiofonica mi è capitato di recente di diminuire un po’ la mia immensa ignoranza musicale scoprendo una bella canzone contro il consumismo.

Mercedes Benz, un blues che parla della felicità illusoria promessa dal perseguimento di beni terreni. E’ un rifiuto del consumismo. Continue reading Mercedes Benz. Una ruvida canzone di Janis Joplin contro il consumismo

La Corsica e i Muvrini

Non ascolto molta musica, ma ogni tanto, di solito il sabato o la domenica, prima di fare colazione cerco tra i vecchi CD qualcosa da ascoltare . Questa mattina mi è capitato tra le mani un CD che avevo comprato in Corsica nel 1998, l’unica volta che ci sono stato. Una terra bellissima dai grandi contrasti, con belle montagne, boschi e belle spiagge e scogliere. Una terra “selvaggia”.

Avevamo fatto una passeggiata in montagna, vicino a Corte, e alla fine della camminata c’era un lago e un rifugio. I due gestori sembravano dei pastori, più che dei ristoratori. Ma con un tocco di modernità avevano un lettore CD portatile e stavano ascoltando questo disco. Ho chiesto come chi cantava. “I muvrini”, mi hanno detto, “i mufloni”. Un nome adatto al luogo, ho pensato, e appena tornato a valle me lo sono comprato.

Ci sono delle canzoni bellissime. Ve ne propongo una col testo in corso che tanto si capisce benissimo.

Eo è tù

Dammi nutizie di u to viaghju
Imprestami l’ale d’un altru vulà
È s’e e vite si ponu rifà
A meia conta i ghjorni chì sà
A meia solu ùn la sò navicà
Dammi u tempu d’un altru curagiu
È nantu à l’ore chì mancanu à mè
Dicie sempre ùn aghju ch’è à tè
Eo per pena vurria sapè
S’è à d’altre rive u to core stà bè
Eo è tù
Quandu a notte ùn ne finisce più
Ghjè u silenziu dì tè
Chì mi parla u più
È s’ellu trica u celu di maghju
L’altru battellu chì voca l’età
Tù sai leghje l’avvene chì và
Dimmi per noi chì tempu farà
L’amore morte s’elle ponu vultà
Eo è tù
Quandu a notte ùn ne finisce più
Ghjè u silenziu dì tè
Chì si sente u più
Eo è tù
Ghjè u silenziu dì tè
Chì mi parla u più …

Visto che ci sono (e che le avevo scandite) pubblico qui anche qualche foto di quel viaggio.

(forse si vedono meglio su Google foto)

Fabrizio De Andrè ci ha lasciato 20 anni fa

Volevo ricordare Fabrizio de Andrè morto vent’anni fa, quando avevo da poco compiuto 36 anni e mi trovavo nel periodo più intenso della mia vita.   Mi sembra quasi “doveroso” scrivere qualcosa perché la musica di De Andrè mi ha accompagnato dall’infanzia e non ha cessato di accompagnarmi dopo quell’11 gennaio del 1999.  Se prima aspettavo da lui qualcosa di nuovo poi ho riascoltato centinaia e centinaia di volte le sue canzoni, da solo, con gli amici, con la famiglia. Le canzoni di De André, le sue parole, ed è la magia di questi capolavori, si adattano a chi le ascolta, al momento che sta vivendo,  a volte ricordando un momento passato altre volte raccontando qualcosa di nuovo.

Allora ho scritto qualcosa, ma rileggendolo mi è sembrato tanto banale e scritto male che ho pensato che sarebbe stato meglio se me lo fossi tenuto per me.

Perciò mi limito a ricordare qualche canzone che in questo momento mi sembra particolamente bella, pure sapendo che che quando riproverò a fare un elenco simile in futuro Fabrizio mi saprà suggerire qualcosa che non avevo sentito,  mi regalerà brividi e emozioni che non avevo avvertito, e le canzoni saranno altre, e in questo sta la sua grandezza.

 

La canzone dell’amore perduto

Mi è sempre piaciuta un sacco.  Sono stonatissimo e questa è quella che mi dispiace di più quando, provando a cantarla, la violento.

 

Via del campo.

Questa forse è la prima che ho sentito. Ero a casa della zia e avrò avuto una decina d’anni.

Ave Maria

Sembra strano che io, ateo, metta nella mia hit una canzone che si intitola come una preghiera… ma è così bella.

Il testamento di Tito

Una canzone che la dice lunga sull’ipocrisia di molti esseri umani

 

Prinçesa

Perché fino all’ultimo non ha mai smesso di interessarsi agli ultimi della terra.

 

P.S. Ho scelto una foto di copertina mentre De Andrè fuma perché ricordo la rabbia che ho provato quando è morto per un tumore ai polmoni.  Ho pensato, ma come hai fatto a non capire che fumando avresti aumentato a dismisura la possibiltà di creapare di cancro, perché hai voluto privare il mondo del tuo immenso talento? Forse è un sentimento un po’ egoistico, in fondo ognuno deve avere diritto di crepare come gli pare, ma niente da fare una rabbia che provo sempre quando vedo persone di talento o a me care che si infilano in bocca quelle maledette sigarette. GRRRR!