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Selvaggio a Chi?

Impariamo a guardarci dall’esterno,  per conoscerci meglio e per combattere razzismo e pregiudizi

Da quando siamo passati al digitale terrestre guardo sempre meno la televisione. In pratica la uso per guardare film (ne guardo anche troppi), qualche serie (pochine) e nei periodi giusti le partite di rugby della nazionale.

Oggi però dopo pranzo ho trovato la TV sintonizzata su Rai Scuola e stavano trasmettendo un documentario “Selvaggio a Chi?” che racconta il viaggio in Inghilterra di 5 abitanti di Tanna, isola dell’arcipelago del pacifico di Vanuatu.

Mi ha sempre affascinato l’idea di riuscire ad osservarmi dall’esterno, sia come singolo che come membro di una comunità più ampia. Come mi vedono gli altri? Quali sono i comportamenti che io giudico normali e che a qualcun altro sembrano strampalati? Penso sia un utile esercizio di ricollocamento, un’occasione anche per pensare alla scala dei propri valori, e anche alle motivazioni che danno senso alla nostra vita.  Un’altra motivazione per fare questo esercizio ce la offre Umberto Galimberti in un’intervista  sul metodo RULER di educazione emozionale.  “Il razzismo nasce proprio dall’incapacita’ di riconoscersi nell’altro, e su questo dobbiamo intervenire oggi piu’ che mai“.

Anche il documentario “Selvaggio a Chi?”, svolge la stessa funzione. Riporta le osservazioni di cinque persone con un cultura molto diversa dalla nostra e aiuta noi europei/occidentali ad osservarci dall’esterno, facendo pulizia nelle nostre abitudini e nel nostro conformismo, rendendo meno rigido il  nostro punto di vista, riducendo il nostro razzismo e avvicinarci un po’ all’essenza della nostra vita.

Beh, insomma, se avete un po’ di tempo, guardatevi “Selvaggio a Chi?”, sono sicuro che vi divertirete.

Medici Sceriffi

Il nostro Amatissimo Governo (sempre sia lodato) di tanto in tanto elabora progetti di legge così razzisti che avrebbero potuto essere concepiti da un gerarca nazista. O da Borghezio (che è quasi la stessa cosa)

Dopo aver trasformato in reato l’immigrazione irregolare, il Governo voleva pure introdurere l’obbligo per i medici di denunciare chi si presentava in ospedale sprovvisto di permesso di soggiorno.  Per fortuna i medici hanno avuto un moto di reazione e anche l’opinione pubblica s’è indignata, così la norma non è stata approvata.

Ma il clima di razzismo in Italia è talmente percepibile che non c’è neppure bisogno che una norma così abietta sia in vigore per produrre effetti spaventosi. Leggo oggi di una povera badante quarantenne morta dissanguata, senza chiedere aiuto.  L’ipotesi più probabile è che abbia preferito “resistere da sola” per non far scoprire il suo stato di clandestina.

Razzismo e Miopia

La Federazione Sudafricana di Rugby non vuole che la nazionale di rugby del Sudafrica disputi una partita contro i New Zealand Maori. La motivazione? Da quando hanno abolito l’apartheid non si accettano queste forme di discriminazione.

In Nuova Zelanda il rugby è stato un buono strumento per avvicinare bianchi e maori.

Ma com’è possibile che in sudafrica siano cosi accecati dal Politically Correct da non rendersi neppure conto della differenza tra una discriminazione razziale e l’intento di mantenere l’identità di un popolo anche tramite un gioco?