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Il manifesto, la Colombia e l’eutanasia

Manifesto Colombia
Manifesto Colombia

Giuro che non stavo cercando l’errore, ma la cartina a pagina 4 del Manifesto di oggi, 6 novembre 2008, riporta al posto del Colorado la Colombia.

Inoltre il Manifesto, non solo si unisce alla massa di giubilanti per Obama, ma confina in un riquadrino le voci non allineate che si permettono qualche critica ad Obama.

Comincio veramente a credere che bisognerebbe pietosamente staccare la spina che tiene in vita il Manifesto artificiosamente (finanziamenti) e tra inutili sofferenze (dei lettori).

Obama e un po’ di critiche

Poche le voci critiche in Italia. Il Manifesto le confina in un riquadro che avrà una superficie sì e no di 1/32 di pagina. Dice che solo la “sinistra radicale” sì, proprio questa è la definizione de “Il Manifesto) non si unisce al coro di giubilo. Personalmente trovo condivisibili tutte le posizioni raccontante nel succintissimo spazio.

Bertinotti dice che l’elezione di Obama è un fatto storico, ma che non può salvare la sinistra italiana, che deve ripartire da zero.

Ferrero si limita a valutare positivamente l’elezione di un presidente nero negli USA (che hanno sempre avuto qualche problemino di razzissmo).

Ferrando gioisce per la sconfitta di Bush, ma rileva che i programmi di Obama non evidenziano alcuna svolta di fondo.

Le ridicole scuse del Manifesto

Nei giorni scorsi Bush ha vinto le elezioni contro Kerry. Il Manifesto ha pubblicato la notiza della vittoria … di Kerry! Evidentemente si è basato sugli exit poll e non sui dati reali. Ha fatto la copertina e gli articoli basandosi su una notizia non vera, senza neppure mettere in dubbio il risultato. Lo considero un esempio di pessimo giornalismo. Non ho scritto nulla, ma il giorno dopo, il Manifesto ha pubblicato una letterina di scuse ridicola. In questo modo ho avuto la certezza che non hanno neppure capito la gravità dell’errore commesso. A questo punto ho scritto una lettera. Me l’hanno pure pubblicata, ma confermo: non comprerò più quel giornale finchè il direttore non si dimetterà.

Ecco la lettera

Mi dispiace, ma non considero accettabile il trafiletto di scuse “Manifesto fuori orario” pubblicato ieri. L’errore commesso andando in edicola con quello sciagurato numero del 3 novembre e’ gravissimo e, come gia’ espresso ieri da molti lettori, compromette seriamente la credibilita del Manifesto. Un giornale gia’ considerato fazioso da molte persone non puo’ permettersi questi errori.

Dopo quella copertina, non ho scritto niente. Ero rattristato e in attesa di un passo doloroso, ma secondo me conseguente e inevitabile: le dimissioni di chi ha avuto la responsabilita’ di quel numero. Sarebbe stato forse l’unico modo per “rimediare”.

Invece, ieri, al posto della notizia delle dimissioni, ho letto in prima pagina uno sciocco trafiletto di inaccettabili scuse. Una risposta che mi induce a credere che abbiate sottovalutato la gravita’ dell’errore, confermando nello stesso tempo la superficialita’ con cui trattate i numeri.

Al bar o allo stadio ci si puo’ lasciar prendere dall’entusiasmo. Questo non puo’ e non deve accadere per un organo di informazione fino ad oggi considerato dai piu’ fazioso, ma serio e autorevole. Aggettivi questi ultimi che sara’ difficile associare al Manifesto, fino a quando non sara’ dato il segnale di un preciso cambio di direzione.

Rimango in attesa.

(Rif. su web archive)