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Atti osceni in luogo pubblico (autogrill)

Sabato, con il Modena Touch siamo stati a Milano per giocare la prima giornata del Torneo Regionale di Touch 2011

Abbiamo fatto una sosta in autogrill, per un meritato caffè e mentre ci dirigevamo verso l’uscita la nostra attenzione è stata richiamata da movimento tra i pupazzi esposti.

Abbiamo guardato meglio e abbiamo visto due pelouche (un agnello e un coniglio di Pasqua) che incuranti della gente che passava, si esibivano in atti osceni in luogo pubblico.

E’ morto Enzo Bearzot

Enzo Bearzot, Sandro Pertini e la coppa dell'82

Questa mattina, appena svegliato, ho polleggiato un po’ a letto leggendo un paio di pagine dell’ultimo libro di Bartezzaghi (Non se ne può più). Sono arrivato ad un punto in cui parlava della nazionale di calcio del ’82 e di Enzo Bearzot. Siccome dovevo andare al lavoro, mi era sembrato un buon punto per fermarmi. Ho finito quel paragrafo, ho messo il segnalibro e ho chiuso il libro sorridendo per il bel ricordo.

Questa sera, quando lo riaprirò, mi piglierà la malinconia.

Tri Nations: chi fermerà gli All Blacks?

L’Australia, oggi, ha subito una delle più significative sconfitte della sua storia nei confronti degli All Blacks. E per fortuna che i tuttineri hanno concesso qualche giocata all’avversario, in virtù di alcune rilassatezze dovute all’evidenziarsi di un punteggio che, talvolta, aveva il sentore di una marea dilagante.

Fisicamente inarrivabili, unitamente ad un tasso tecnico fuori portata, oggi come oggi, per qualsiasi altra nazione gli All Blacks sono di un altro pianeta. Salvo poi smentirsi nell’ambito della futura coppa del mondo.
Neozelandesi aiutati forse da un arbitro attento a tratti, che è sembrato il figlio delle incertezze della nazionale rugbistica del suo Paese: il Sudafrica.
Oggi è lecito ed onesto lasciare da parte qualsiasi “se” ed ogni “ma”: i neozelandesi sono una spanna sopra tutti gli altri.
La parola, prossimamente, ancora al campo di gioco

70 a 68. Un mito

Non parlerò di quei 23 che hanno fatto fare all’Italia forse la sua più brutta figura nel campo dello sport. Meritano solo di essere dimenticati.

Parlerò invece di quei due eccezionali sportivi, un americano e un francese, che in tempi come i nostri, fin troppo concreti, hanno compiuto un’impresa mitica. Complice il regolamento un po’ retrò di Wimbledon, che non prevede il Tie breack (?) al 5.o set, i due si sono presi a sportellate in forma di “servizi”, arrivando a giocare per ben 12 ore. E nessuno dei due ha mai mollato, nessuno dei due ha sbattuto per terra la racchetta, mandando al diavolo lei, l’avversario, l’arbitro e il pubblico in nome del sollievo dalla stanchezza infinita che lo attanagliava. E così, novelli Achille ed Ettore, hanno continuato a giocare per ore, ore ed ore, senza mai flettere  il proprio rendimento nella battuta. Dal 25 pari esistevano, praticamente, solo i servizi. Specialmente Isner, l’americano che poi ha vinto, era immobile sulle gambe e se il francese riusciva a rispondere, per lui il punto era assicurato. Ma Isner aveva ancora tanta concentrazione da sparare dei servizi incredibili e imprendibili. Dal 50 pari in su il fisico non ha contato più nulla. Ha contato solo la volontà non tanto, credo, di vincere ma quella di non far finire, per propria colpa un accadimento che è giustamente entrato nel mito del tennis e dello sport in generale. Alla fine ha vinto Isner, ma questo è solo un dettaglio. Entrambi i giocatori, infatti, sono nella storia per aver giocato senz’altro la partita di tennis più lunga della storia, ma forse anche la più bella.

Tre buone ragioni perché Chabal doveva stare zitto

Dopo la vergognosa figuraccia del calcio francese ai mondiali, ci ha pensato Sébastien Chabal, avanti della nazionale di Lièvremont, a debordare.
Chabal ha accusato i calciatori di non “avere rispettato la storia e la gloria della maglia che indossavano”.
Chabal si doveva stare ben zitto. Ed ecco i perché:
1. quasi tutti i giocatori della nazionale di calcio transalpina sono al momento extra-comunitari naturalizzati, o di origini tali, figli di razzismo, sofferenza e ghettizzazioni delle banlieues quindi senza un senso di appartenenza ad un paese che anzi nel corso della storia li ha sfruttati e maltrattati, e così anche con i loro padri e avi, e che indossano quindi quella maglia solo per convenienza economica;
2. lo stesso Chabal diverse volte nei Terzi Tempi, e anche dopo di essi, si è ubriacato provocando gli avversari e menando le mani e quindi disonorando il codice deontologico del giocatore di rugby union, a maggior ragione trattandosi di un palcoscenico internazionale;
3. Chabal crede che gli istinti primordiali di chi gioca a calcio siano conciliabili con la mentalità del nostro Union Code.
Lasciamo il calcio e la sua eterna stupidità ed ignoranza a loro stessi.
Play Up…the Union Code!!!

Giampaolo