Fabio Sanfilippo non deve scusarsi di nulla

Il virus del giorno è quello che veicola l’indignazione per un post di Fabio Sanfilippo, caporedattore di RadioRai, che stando ai titoli della stampa perbenista e alla valanga di commenti sui social, avrebbe augurato la morte a Salvini.

Mi sono convinto che il linguaggio da usare nei social dovrebbe essere contenuto, che bisognerebbe usare uno stile non ostile (Parole O_Stili), senza insulti, basandosi su dati verificabili e utilizzando corrette modalità di discussione per sostenere i propri argomenti, evitando trappole retoriche.

Anch’io, nel mio piccolo, mi sforzo di non eccedere, di migliorare il mio vocabolario, di stemperare il nervosismo che a volte mi monta dentro quando leggo certe notizie, di evitare gli insulti. Se mi rivolgo ad altri (come capita scrivendo in rete o nei social), cerco di non trascendere per tentare di aprire un canale di comunicazione con mi aspetto voglia comunque interagire con me e col quale desidero interagire.

Ma il mio interlocutore questo stile rispettoso se lo deve un po’ guadagnare. Deve dimostrare un minimo interesse al dialogo e deve essere aperto all’ascolto e pronto a cambiare il suo registro comunicativo. Altrimenti gli va già bene se rispondo con il mio silenzio.

Matteo Salvini, invece, ha deciso di usare un altro stile, quello del dileggio, dell’insulto, della prepotenza, della distorsione dei fatti, della manipolazione, della chiusura al dialogo. In realtà parla ai suoi per radunarli intorno a se per creare una barriere tra i suoi seguaci e il resto del mondo.

Dialogare con Salvini non porta da nessuna parte, perché Salvini non è interessato al dialogo. Perciò non riesco a stupirmi e non voglio criticare se qualcuno, come Sanfilippo, immagina di rivolgersi a Salvini scrivendo una lettera aperta in cui usa un linguaggio sarcastico.

Fabio Sanfilippo, lettera aperta a Salvini
Il post originale non l’ho trovato, ho solo uno screenshot,
ma mi sento di scommettere che il testo sia quello giusto.

Sanfilippo non sta augurando la morte a Salvini. Sta soltanto prendendo un po’ per i fondelli il bullo arrogante che ha appena rimediato una figura di cacca, ma dice cose che tutto sommato condividiamo in molti. “Ti sei impiccato da solo“, beh qualcuno pensa forse il contrario? “Perderai il 20-25% dei sondaggi“, ce lo auguriamo tutti. “Non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo, hai perso il posto di ministro, certo stai in parlamento, ma con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi e ti spari nemico mio…“, qualcuno pensa che stia davvero augurando a Salvini di suicidarsi? A me sembra che stia soltanto usando un’immagine forte per rappresentare l’enorme perdita di potere, prestigio, popolarità e consenso che Salvini dovrà gestire. Cavoli! Sanfilippo è un giornalista, se non usa lui qualche figura retorica… Poi Sanfilippo ricorda l’effetto nocivo che Salvini ha avuto su molti giovani e si dispiace per la figlia di Salvini. Ma mi rammarico anch’io per quella povera bimba che si ritrova come padre un individuo come Salvini. Che colpa ne ha lei, povera stella.

Mi pare che cresciuto un caso sul nulla, tanto per riuscire a spalare un po’ di letame su chi si oppone a Salvini e su quelli che, come me, sono contenti della sua uscita di scena (spero sia definitiva e non temporanea)

Non capisco il motivo di tanta indignazione e mi auguro che tanto perbenismo non sia, come sta avvenendo con il decoro urbano, il preludio a nuove forme di censura per tappare la bocca di chi oserà criticare il nuovo governo Conte 2 quando sarà evidente che viviamo nella terra dei cachi e nel paese del gattopardi nel quale i grandi cambiamenti servono soltanto a far rimanere tutto com’è.

«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1958), il Gattopardo, Feltrinelli

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