La prima che ho visto una donna coperta integralmente – non è un burqa, ma quasi

In questi giorni ritornano le polemiche sul velo, burqa e altri indumenti femminili.

In molti vorrebbero vietare questi indumenti. Io non sono d’accordo e condivido l’opinione di Carlo Gubitosa, su Mamma.am

Nel 1987 viaggio in Turchia ho visto per la prima volta una donna che si copriva integralmente.

Ecco la foto

Vestito a copertura integrale in Turchia

Mentre cercavo la foto, però, mi è venuto in mente che quella non era la prima volta che vedevo una donna coperta integralmente. Mi era capitato, qualche anno prima, di visitare la chiesa di Santa Chiara, ad Assisi. E’ stato allora che ho visto una donna che aveva deciso di coprirsi integralmente: una suora di clausura.

4 thoughts on “La prima che ho visto una donna coperta integralmente – non è un burqa, ma quasi”

  1. forse la politica (vera) è qualcosa di più che farsi gli affari propri… magari è anche cercare di fare qualche cosa per il bene comune (lo so che è un luogo comune, ma usiamo questo concetto almeno come idea regolativa). mi fa orrore pensare che si debba accettare l’infubilazione sulla base di motivazioni culturali… pulito, il ragionamento, per chi lo formula nel comodo del suo divano, meno per la ragazza cui hanno chiuso la fica o escisso il clitoride… D’accordo sul diverso trattamento riservato alla circoncisione, dovuto a motivi più che ovvi e che qui non vale la pena ricordare (chi oserebbe mettere in discussione una abitudine praticata regolarmente niente popo’ di meno che dal Popolo Eletto da Dio?). ottima l’argomentazione per cui il corpo può essere adornato a piacere da chi lo possiede e decide di farne quello che vuole (altrimenti si dovrebbero proibire i piercing, le body modification, la scarification e quelle simpatiche pratiche grazie alle quali ci si può dotare anche di un paio di corna – non quelle figurate, per quello basta avere un compagno di mutanda facile ;-). Il corpo è mio, questa è l’obiezione più solida alla legge anti-burqua. L’obiezione per cui si tratta di pochi casi è irrilevante, anche un caso solo vale. A favore delle proibizione, invece, forse il fatto che statisticamente le donne con il burqua non lo indossano per loro volontà, ma per imposizione dei maschi delle loro famiglie. Forse è una forzatura, lo ammetto, ma non mi dispiace. Il relativismo culturale è un male anche per chi si batte contro tutti i dogmi e le religioni, come il sottoscritto. Mario Braconi

  2. Nessun relativismo culturale.
    E’ in base alla nostra Costituzione, non altro, che dev’essere ribadito il concetto che ognuno è libero per le scelte che riguardano se stesso.
    Cosa diversa quando invece s’impongono le cose a terzi: se non è chiara la differenza, si finisce per mischiare argomenti (l’infibulazione nei riguardi di minori, la circoncisione dei bimbi, ecc…), che nulla hanno a che vedere con la scelta personale d’indossare o meno un certo capo d’abbigliamento.
    Per quello che riguarda le considerazioni d’ordine “statistico”, anche questo è un discorso pericoloso. Il fatto che ad alcune donne sia imposto l’uso del burqa contro la propria volontà (a quante poi ? La maggioranza ? la minoranza ?), non è argomento per proibirne l’utilizzo a chi invece desidera indossarlo, si tratterebbe di un argomento paradossale.
    Pensa allo stupro matrimoniale: ci sono donne che devono subire il sesso dal marito, anche quando non ne hanno voglia.
    Seguendo il tuo ragionamento, si dovrebbe allora vietare qualsiasi rapporto sessuale tra coniugi, per salvaguardare le vittime dello stupro matrimoniale.

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