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Caos Calmo

Sono andato a vedere Caos Calmo con Silvia, che mi aveva regalato il libro nel 2006, in un momento difficile. Mi era piaciuto molto ed ero curioso di vedere se il film era “fedele”. Mentre guardavo il film, capito che la riduzione cinematrografica dev’essere stata molto impegnativa. Ci sono tanti dettagli importanti, per ovvie ragioni, devono essere tralasciati e altri che proprio non si riescono a rendere. Nel libro, infatti, molto spazio è dedicato ai pensieri o alle sensazioni del protagonista, raccontate in prima persona. Comunque l’importante era che il libro non venisse tradito, che fosse evidente il senso profondo di quest’opera, e mi pare proprio che il risultato sia buono. Adesso mi incuriosisce l’idea di ascoltare l’audio libro di Caos Calmo. Sarà una “semplice” lettura o qualcosa di più?

La dura vita del programmatore

Anche se sono anni che non programmo più, sono molto sensibile alle problematiche dei programmatori che devono spesso lottare con committenti che non capiscono il loro lavoro, sempre pronti a introdurre modifichine che stravolgono l’intero progetto, di solito il giorno prima della scadenza. Mia moglie, invece, programma ancora ed è stata proprio lei ieri sera a segnalarmi una bellissima “Ballata del Programmatore”, testo modificato sulla canzone “Il pescaotore di Fabrizio de Andrè” . Vi riporto qui di seguito il testo e il link per ascoltare la canzone.

 

La Ballata del programmatore

All’ombra dell’ultimo sole
si addormentò un programmatore
tra le sue braccia un manuale
sognando il mare tropicale

Venne alla ditta un committente
con un progetto inconsistente
delle richieste da far paura
“prima di ieri perché ho premura”

E domandò un lavoro immane
con le specifiche più strane
“io voglio tutto e pago niente
ho fretta sono un committente”

Gli occhi dischiuse il softwarista
un video l’unica sua vista
dall’alba grigia fino a sera
incatenato alla tastiera

Battendo i tasti a mo’ di ossesso
e trascurando cibo e sesso
riuscì un bel giorno a consegnare
una release preliminare

E si sentiva ormai contento
ma fu sollievo di un momento
già richiamava quel cliente
“qui non funziona un accidente”

Ricominciò il programmatore
a faticar per ore ed ore
sopra un problema assai intricato
nascosto dentro ad un listato

Venne di nuovo il committente
disse “così è meglio che niente
è tuttavia per me importante
fare una piccola variante”

Ma all’ombra dell’ultimo sole
dormiva già il programmatore
tra le sue braccia un manuale
sognando il mare tropicale

Fantastica vacanza alle Maldive

Leggo su Repubblica on line la storia di una donna che è stata violentata alle Maldive, durante una vacanza. Ecco alcuni stralci dell’articolo.

Per una giovane architetta bolognese in vacanza in barca alle Maldive con un gruppo di dieci subacquei il sogno pagato 1300 euro con un biglietto last minute si è trasformato in un inferno. Violentata da un marinaio dell’equipaggio, trattata come una che “ha avuto un brutto sogno”, guardata con “indifferenza dalla polizia di Malé tanto lì la violenza contro le donne non è neppure considerato un reato”.

e poco più avanti,

Elena, nome, città e mestiere di fantasia per proteggere chi ha già subito troppo, parla con tono pacato ma la rabbia è profonda […]

Nome, città e mestiere di fantasia. Penso di aver avuto le traveggole. Ma che senso ha inventarsi un nome, fare un riferimento ad un lavoro immaginario e collocare la residenza di questa persona in una città qualsiasi? Cambia qualcosa se la protagonista del triste episodio fa l’architetta o la commessa della Coop? E perchè proprio Bologna? Aggiunge qualcosa alla mia conoscenza dei fatti?

A me vien solo da pensare che tutto il resto dell’articolo sia inventato: la vacanza non era alle Maldive, che il prezzo del biglietto non era di 1300 euro, la protagonista del triste episodio non fa immersioni subaquee, la violenza non è stata commessa da un marinaio…

Qualcuno più esperto di me, mi spiega il senso di una boiata del genere?

Il pezzo è firmato da Caterina Pasolini., ma comincio a pensare che sia un nome inventato, per proteggere l’identità una persona che, per collaborare su un giornale prestigioso, sia stata costretta a scrivere questa robaccia.

Anobii è una droga

Avvertenza: una volta registrati, correte il rischio di passare ore e ore su questo sito e di scordarvi tutto il resto. Poi non dite che non vi avevo avvisato!

Mi hanno fatto conoscere un bell’esempio di social network. Ci si iscrive e si comincia a dire quali sono i libri letti di recente, oppure quelli che si stanno leggendo, ma anche quelli che si vorrebbe leggere (lista dei desideri) ecc. ecc. Per ogni libro si può scrivere un breve commento o dare un voto. Ogni libro può essere “pubblico” o “privato” e gli altri visitatori potranno vedere la mia libreria pubblica. Sulla base di questa sarà riportato un grado di affinità e questo sarà il pretesto per visitare le librerie altrui e scoprire cosa hanno letto le persone che hanno gusti simili.

E’ senz’altro più difficile da descrivere che da provare. In questa pagin, sulla destra, c’e’ una specie di banner con gli ultimi libri della mia libreria. Perchè non partite da lì per scoprire questo fantastico sito?

Ah, dimenticavo: il sito e’ Anobii

Twitter

Quando me l’hanno fatto vedere pensavo che fosse assolutamente inutile.

Confermo: è assolutamente inutile. Però è divertente.

Ma cosa è Twitter? Si tratta di un semplicissimo strumento web, che fa una sola cosa: ti permette di dire che cosa fai in un determinato momento. Per esempio, se qualcuno andasse a vedere adesso il mio twitter vedrebbe in prima posizione un post con scritto “sto scrivendo su www.sonego.net un post su twitter”

La cosa carina è che si possono collegare al proprio account gli amici, e vedere “cosa fanno loro in questo momento”. C’è chi lo usa tantissimo, come un blog collettivo.

Vi consiglio ci provarlo, perchè è realizzato molto bene. Un ottimo esempio di applicazione “web 2.0”.