Category Archives: Lettura e Scrittura

“Inšallah, Madona, Inšallah” di Miljenko Jergović

Inšallah, Madona, Inšallah
Inšallah, Madona, Inšallah

Ho iniziato da qualche giorno a leggere questo libro.

Inšallah, Madona, Inšallah” di Miljenko Jergović

Avevo già letto Freelander che mi era piaciuto, anche se non ero convinto fino in fondo, e volevo leggere qualche cos’altro di Jergović, perchè mi era sembrato comunque un tipo interessante. Avevo notato questo Inšallah, Madona, Inšallah, una raccolta di racconti, forse – pensavo – di più facile lettura. E così per il mio compleanno me lo sono regalato. Ma non sapevo a cosa stavo andando incontro.

Il buon Jergović, ha ripreso un genere tradizionale di musica bosniaca, le sevdalinke, ne ha scelte un certo numero e ha provato ad esplorare, usando la forma del racconto, cosa sarebbe successo se la canzone fosse stata cambiata, se ciò che era stato raccontato in in musica a versi fosse stato riprodotto raccontando una storia diversa. 

Miljenko Jergović
Miljenko Jergović

Jergović definisce questa costruzione remix e ci tiene a specificare che, pur indicando per ogni racconto la sevdalinka alla base della canzone, non ha voluto riportare i testi perché il remix è sorto “dalle canzoni dalle loro esecuzioni, dalla musica dalla voce, dalla fisarmonica, dal saz… Quindi la registrazione sonora sarebbe l’unica base adeguata”.

Mai sentita una sevdalinka prima (o se l’avevo sentita non sapevo che cos’era). Tanto meno avevo idea di cosa stava parlando Jergović nelle introduzioni/spiegazioni di ogni racconto. Come fare per capire cosa stava combinando Jergović con questi remix. Mah…

Dopo aver letto i primi 4-5 racconti (sono diciannove in tutto) ero sempre più curioso di capire questa operazione.

Allora, pure consapevole dei limiti di quanto stavo facendo (non so la lingua, non conosco la cultura, sono sostanzialmente un ignorante in materia) mi sono messo a cercare su youtube le sevdalinke che hanno fornito il materiale a Jergović .

Vista la fatica che ho fatto ho pensato riportare quanto trovato in questo post, sperando che qualche altro lettore di Inšallah, Madona, Inšallah” di Miljenko Jergović  possa trovare utile questa piccola ricerca.

Continue reading “Inšallah, Madona, Inšallah” di Miljenko Jergović

Rigurgiti di ignoranza – La matematica dei Social Network

A volte vengo preso da dei rigurgiti di ignoranza.

Capita molto spesso quando, per esempio, i figli ti chiedono un aiuto a scuola. Fino alle elementari e alle medie ancora ancora, ma alle superiori… una tragedia.

Papà, come si risolve questa equazione? Papà, ma il neoclassicismo quando è iniziato? Papà, non riesco a risolvere questo integrale, mi dai una mano? Mi spieghi la differenza tra present simple, present perfect e present continuous?

Cacchio! Eppure, quasi sempre, si tratta di cose che ho studiato anch’io, che sapevo a menadito, che mi facevano sentire sicuro del mio sapere, ma che ho dimenticato. A volte, si tratta di cose che uso ancora, ma solo in pratica, e mi accorgo di aver dimenticato si substrato teorico, le definizioni.

E allora ecco che arriva il rigurgito di ignoranza. Lo stomaco si contrae, la bocca diventa acida, le parole si impasatno tra loro, si balbettano scuse. Uno si sente una merdaccia e si dispera per aver buttato una conoscenza già acquisita e padroneggiata e allora, come dal rigurgito di vomito arriva il proposito di ingozzarsi di meno, dal rigurgito di ignoranza arriva il proposito di riprendere in mano i libri e ristudiare qualcosa.

Se questo qualcosa da ristudiare ha poi un’utilità pratica per il Giovanni che sono adesso e non solo per l’orgoglio ferito del bravo studente di 30 anni fa, allora lo stimolo diventa fortissimo.

E’ quello che mi è successo quando ho visto il titolo di questo libro: La matematica dei social network. Una introduzione alla teoria dei grafi. Forte!, ho pensato, visto che per lavoro mi occupo di promozione su Internet, di produzione di contenuti per siti e social network, riprendere in mano qualche cosa di teorico certamente male non fa. E già mi immaginavo a dedicare un po’ del mio tempo per rispolverare qualche vecchia conoscenze, per apprendere qualcosa di nuovo, motivato non dall’esito di un esame, ma da qualcosa di più concreto.

Così, molto fiducioso, sono andato in libreria e ho chiesto se avevano il libro. Ce  l’avevano. Come mia abitudine non l’ho comprato a scatola chiusa, ma l’ho sfogliato e ho cercato di immaginare la sua reale utilità. Il metodo più efficace che conosco è quello di guardare l’indice. Dall’indice, dalla struttura di un libro, si capiscono molte cose.

Perciò cerco l’indice – questo libro ce l’ha, è già una buona partenza – e cerco di capire in che modo quanto trattato nel libro può avere una ripercussione pratica diretta sul mio lavoro.

Argh, amara sorpresa! Si parla di isomeri chimici, di percorsi minimi (i famosi ponti di Koenigsberg), di grafi, di sudoku, di colorazione di mappe… ma di social network neanche l’ombra, tranne che nel titolo e nell’ultima di copertina.

Ma come? Un libro che si intitola La matematica dei social network praticamente NON parla di social network, di Facebook, di Twitter… ma com’è possibile?

Possibile che il matematico autore, Peter M. Higgins, abbia voluto sfruttare la parola del momento, social network, per vendere qualche copia in più?

Mi sembra strano. I matematici sono persone serie, di solito. E quindi?

Vado a controllare. Il titolo originale del libro è: Nets, Puzzles, and Postmen: An Exploration of Mathematical Connections, di social network neanche l’ombra. E il libro è pure di tre anni fa…

Insomma, è stato l’editore, Dedalo Edizioni, a cercare di sfruttare il momento felice dei social network per aumentare un po’ le vendite di questo libro.

Dedalo! Ma vaffanculo, va!

Toponomastica Bellunese e luoghi della fantasia

Marco Pauletti in Barnabo delle montagne (1994)

Ieri mattina, passando per Castion (Belluno), ho notato alcune vie che hanno il nome tratto da romanzi o racconti di Dino Buzzati. Non lo sapevo, ma … pensate che sensazioni…

Rispondere “In via Barnabo delle Montagne” (magari pronunciato con voce cavernosa), a chi ti chiede dove abiti, non dà l’idea di vivere in un luogo sperduto della fantasia?

Scrivere su una busta un indirizzo in “Via del Bosco Vecchio“, non dà l’idea che la lettera attraverserà la segreta barriera che separa il mondo reale da quello immaginario?

Allontanarsi da casa seguendo “Via dei Sette Messaggeri“, non lascerà la sensazione di  intraprendere ogni volta un viaggio lunghissimo e con poche possibilità ritorno?

Toponomastica di Dino Buzzati

Quella del Vajont

Per Natale mi è stato regalato il libro “Quella del Vajont – Tina Merlin, una donna contro“, di Adriana Lotto.

E’ stato interessante leggere la biografia di questa donna dal forte carattere i cui meriti, probabilmente, non sono stati adeguatamente riconosciuti.

Per dare un’idea del suo carattere. Il comune di Longarone istituì la “Giornata della Solidarietà” nel ventennale della tragedia. In quella occasione avrebbero consegnato un attestato di riconoscenza. Ma questo riconoscimento sarebbe stato assegnato anche alla Rai, al Gazzettino e ad altri. Per questo motivo la Merlin rifiutò seccamente: “[…]. Non posso infatti accettare, in doveroso omaggio alle vittime, di venir accomunata nella motivazione anodina “per il contributo di solidarietà offerto nei giorni successivi alla tragedia” agli altri giornalisti, “premiati”, o ai funzionari di Prefettura, o ad altri ancora, la cui collocazione professionale, civile e politica avrebbe dovuto spingerli, prima della catastrofe, i primi a correttamente informare l’opinione pubblica sul pericolo incombente e i secondi a mettere in atto gli strumenti necessari per la salvezza delle popolazioni. Verità e giustizia avrebbero voluto che l’Unità, unico giornale che aveva correttamente informato prima della tragedia, e la sua cronista che aveva persino subito un processo ancora nel 1960, non venissero confusi con altri giornalisti di altre testate che sono stati strumento in mano ai responsabili dell’asssassinio prima di esse o addirittura fino al processo. […]”

Merlin, oltre ad essere “quella del Vajont” fu partigiana e comunista. Forse per questo non ebbe il riconoscimento che meritava.  Aniello Coppola la ricorda così:

Era una semplice corrispondente di provincia che aveva dovuto aspettare l’uccisione di duemila persone per vedersi tributare un riconoscimento professionale. L'”Unità” ne fece un’eroina. Le televisioni (straniere) l’intervistarno. Fosse stata in America, non le avrebbero negato il “Pulitzer“. Per quello che ne so nessuna giuria giornalistica nazionale l’ha giudicata meritevole di un premio. E poiché non era un’indipendente di sinistra, ma una militante comunista, non l’abbiamo neanche fatta eleggere deputata per una volta.