Suonati a Milano

Stazione Milano Centrale

Giovedì sono andato a Milano con Lorenzo, amico e socio in Coobiz, per incontrare la nostra  concessionaria di pubblicità e raccontare loro gli sviluppi del sito nei prossimi mesi (grafica, social network, altre lingue, altre nazioni…).

Dal punto di vista lavorativo la giornata è andata bene e l’incontro è stato proficuo. Ma è incredibile la sequenza di sviste, distrazioni e sbadataggini che siamo riusciti a collezionare in una sola giornata. Ve la racconto.

Appuntamento in stazione per prendere il treno delle 8.25. Troviamo coda in tangenziale, Lorenzo riesce ad arrivare in tempo, io no. Per fortuna il treno è in ritardo e così, un po’ trafelati, riusciamo a non perderlo.  Dopo pochi minuti, prima fermata: Rubiera.

Lorenzo guarda la stazione e si rende conto che avrebbe potuto prendere il treno lì, a casa sua, invece di venire fino a Modena, risparmiando una quarantina di minuti d’auto tra andare e tornare.

Il treno accumula altro ritardo e perciò, quando arriviamo a Milano Centrale, scendiamo un po’ velocemente per raggiungere la metropolitana. Mentre siamo comodamente seduti sui sedili della sotterranea, mi rendo conto di aver lasciato in treno la cartellina con tutte le bozze grafiche del nuovo layout  del sito. Siamo già in ritardo e Lorenzo giustamente dice: “Fosse un portafogli pieno di documenti varrebbe la pena di tornare indietro, ma per le bozze grafiche troveremo il modo di farne a meno”.

Ha ragione. Con il suo iPad si fa mandare al volo un po’ di immagini. Io comunque ho il PC portatile e posso collegarmi alla versione di lavoro. Non è un grosso problema…

Infatti la riunione con la concessionaria (Advit) è piuttosto proficua e promettente. Usciamo dopo un paio d’ore convinti che nel 2012 anche i nostri partner commerciali ci daranno grandi soddisfazioni.

Dico: “Se ci sbrighiamo riusciamo a prendere il treno dell’una e venti e arriviamo a Modena abbastanza presto!”. Compro due biglietti della metropolitana e ne dò uno a Lorenzo. All’ingresso della stazione della metro, breve verifica e Lorenzo non riesce più a trovare il biglietto. Ormai siamo quasi certi di non riuscire a prendere il treno delle 13:20. Vabbè, prenderemo quello dopo.

“Ma sì” – dico io –  “così mangiamo qualcosa”.

Ci rendiamo conto di avere tutti e due meno di 10 euro a testa nel portafogli. Ci fermiamo perciò al bancomat, ricompriamo un biglietto della metropolitana, saliamo sul vagone e ci dirigiamo verso la Stazione Centrale.

O meglio, pensiamo di dirigerci verso Milano Centrale, invece dopo un po’ ci rendiamo conto che non siamo più sottoterra, ma che la metropolitana è in superficie. Leggiamo il nome della stazione: Assago. Porcaccia miseria! Abbiamo preso il convoglio nella direzione sbagliata. Scendiamo al volo e riprendiamo la metro dalla parte opposta.

Chiacchieriamo, come al solito su un po’ di tutto: dal nuovo governo, al motore di ricerca italiano che sta per nascere, dal futuro di Coobiz alla patrimoniale; dall’organizzazione del lavoro al sistema elettorae. Questa volta però stiamo ben attenti: non vogliamo mica sbagliare fermata!  Improvvisamente Lorenzo dice. “Ho lasciato il cellulare sul treno, questa mattina”. Cioè mentre io perdevo la cartellina, lui perdeva il cellulare.

Arriviamo in stazione, controlliamo gli orari e prendiamo il biglietto per Modena. Costa più del previsto perchè il treno non è un interregionale ma un intercity. Pazienza. Andiamo a mangiare un panino veloce e ritorniamo verso la stazione.

Lorenzo, è un po’ seccato per la perdita del cellulare e, visto che manca ancora un bel po’ di tempo, propone di andare agli “oggetti smarriti”. Ci fermiamo i biglietteria, dove abbiamo visto uno sportello “informazioni, per chiedere dove dobbiamo andare per sapere se qualcuno l’ha ritrovato.

Il tipo che dà le informazioni è una specie di generatore di suoni casuali. Boffonchia qualcosa di incomprensibile, fa dei gesti con le mani. Il discorso è abbastanza oscuro, ma utilizzando tutta la fantasia disposizione riusciamo ad intuire che dobbiamo andare al binario 21. Non siamo sicuri che sia il posto giusto, ma è la cosa più credibile tra le varie interpretazioni dei suoni emessi dal tipo.

Saliamo. Mancano ancora 25 minuti.C’è tempo! Ci dirigiamo verso il posto di polizia ferroviaria. Da lì ci mandano ad un ufficio poco distante e da questo ci redirigono verso la zona dei pulitori: “Se hanno trovato qualcosa, ce l’hanno lì”.

Arriviamo dai pulitori. Ripetiamo, per l’ennesima volta, la storia del cellulare smarrito.

“Su quale treno eravate?”

“Quello da Modena, che arriva a Milano alle 10:45”

“Cosa avete perso?”

“Un cellulare Samsung”

“Un attimo” e telefona al collega.

Beh, non ci crederete ma ci dicono: “E’ il vostro giorno fortunato, ma su quel treno hanno trovato il vostro cellualare”.

“Ma è proprio un Samsung?”

“Sì,sì. Ce l’ha il collega, vi accompagno”

Arriviamo dal collega che ci fa vedere il cellualare ritrovato. E un Samsung, ma non è quello di Lorenzo. Peccato ci eravamo illusi. Non è il nostro giorno fortunato.

Sconsolati torniamo verso il binario…. ma il nostro treno per Modena non c’è. Controlliamo l’orologio e in effetti abbiamo perso anche questo.

Ritorniamo in biglietteria. Mentre Lorenzo fa la coda, io chiedo informazioni all’emettitore di suoni casuali. Questa volta è più intelleggibile. Ci dice che non possiamo usare il biglietto su un altro treno e che possiamo solo convertirlo con un biglitto per il Freccia Rossa (costo 40 euro anziché 13,90 dell’Interregionale) e che ci dobbiamo sbrigare perchè dopo un’ora non si può fare neppure questo cambio. Consulta l’orario e dice pure che non ci sono treni interregionali da prendere.

Non mi fido dell’informatore. Mentre Lorenzo continua a stare in coda, vado alla macchinetta emettitrice e consulto l’orario. Invece un interregionale c’è dopo circa 15 minuti.

Torno dall’addetto alle informazioni e gli faccio presente che un interregionale c’è. Lui ricontrolla l’orario e ammette che il treno c’è. Non polemizzo per pietà nei suoi confronti (tanto è evidente che non mi ha riconosciuto) e gli chiedo solo: “Quindi possiamo usare questo biglietto?” e glielo faccio vedere. Questa volta dice: “Sì, sì, non c’è bisogno di cambiarlo e potete usarlo”. Casuali i suoni emessi, casuali anche le risposte…

Dico a Lorenzo di uscire dalla coda e corriamo verso il treno. Mancano ancora 10 minuti, ma saliamo subito. Non possiamo perderlo ancora….

Verso Piacenza arriva il controllore. Gli facciamo vedere il nostro biglietto (che è costato 20 euro invece di 13,90 dell’Interregionale  e che è stato regolarmente obliterato – mica vogliamo la multa) e il controllore ci spiega che da un paio d’anni la società che gestisce gli Interregionali è una società diversa da quella che gestisce gli Intercity e che quindi quel biglietto non vale su quel treno.

Per fortuna questo controllore è un essere umano e non un emettitore casuale di suoni e ci grazia, risparmiandoci la multa.

Ma ormai siamo sul treno, non ci hanno fatto scendere, siamo tranquilli. Ogni tanto provo a chiamare il cellulare di Lorenzo per vedere se per caso è stato trovato da qualche persona onesta, ma il telefono risulta sempre spento o irraggiungibile.

Ormai è buio, il treno rallenta. Guardo fuori dai finestrini e riconosco Modena. “Dai Lorenzo” – dico – “scendiamo. Tu che pensi difare? Ormai sono le 17.30. Io non credo che andrò in ufficio”.

“Neanch’io” – risponde Lorenzo.

Scendiamo e ci avviamo verso il sottopasso che porta al parcheggio. Scendiamo le due rampe di scale e ci accorgiamo di aver preso il sottopassaggio sbagliato. A Modena, infatti, solo uno dei sottopassi porta verso il grande parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto. Gli altri portano verso la stazione.

“Uffa! Abbiamo sbagliato anche sottopasso”

E risaliamo in superficie per raggiungere quello giusto, ma quando siamo di nuovo a livello dei binari guardiamo la stazione. Due grandi bandiere d’Italia sono in bella mostra. “Strano” – penso – “non me le ricordo proprio due bandiere così alla stazione di Modena”. Leggo il nome della stazione: Reggio Emilia.

Siamo scesi nella città sbagliata.

Un po’ sconsolati, abbiamo aspettato il treno successivo.

Siamo arrivati a Modena con parecchio ritardo. Ci salutiamo con un sorriso. Oggi abbiamo raggiunto un alto grado di consapevolezza su di noi e sappiamo che quando ci concentriamo sulle nostre chiacchiere ci perdiamo un po’. Il che è anche una bella cosa.

Sarà meno bello quando arriveremo a casa stasera. Non potremo fare a meno di raccontare questa storia alle nostre mogli e loro – con un po’ di ragione, ammettiamolo – scuoteranno la testa e ci guarderanno con quello sguardo tra l’affettuoso e il compassionevole riservato a due persone per loro speciali, ma anche tanto rimbambite.

 

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